Updated: 02/01/2003; 17.01.18.
Captain NEMO's Radio Weblog
Chronaca Abstracta
        

lunedì 30 dicembre 2002

Italiani, popolo di eroi, santi e navigatori......

Ho letto con molto interesse l'analisi accurata di Beppe Caravita sulla storia  degli ultimi decenni della politica italiana: si tratta di un viaggio nelle ragioni della storia, della contrapposizione di questo nostro amato paese, squassato e sfasciato da chi ha preteso di governarlo in nome di ideali sempre buoni e sempre sbagliati (a destra come a sinistra), guidandoci alla bell'è meglio sin qui. Concordo con l'accuratezza dell'analisi, che lascia intravedere una malcelata nostalgia e malinconia sul futuro. Io temo che non basti stilare ricette da ogni parte ispirate, pur dotte e/o tecnicamente 'giuste'. Manca infatti una visione leale di noi stessi e delle nostre eterne, semplici, quotidiane abitudini.

Nella sua analisi, in cui si addossa la colpa dell'attuale nostro 'status' alla inevitabile contrapposizione tra il Democristiano ed il Comunista degli anni '60 ed alla sua replica sotto le mentite spoglie di Craxi, Amato, Prodi, D'alema e Berlusconi, mi pare che Beppe tralasci la radice del problema: l'uomo italico ed i suoi valori.

Di fatto - ed in barba alle edificanti definizioni del saggio e dello storico - il concetto che l'uomo medio italiano ha della politica è principalmente quello della affermazione di un'idea di potere a scapito di qualcun altro, sia che appartenga alla mano destra o a quella sinistra. E - per favore - non pensate a voi stessi: provate a viaggiare, a guardare bene nelle pieghe della società italiana, cittadina e provinciale, ricca o operaia, a parlare per un pò (non in superfice !) con la Signora e il Signor Mingherletti, Rossi o Scapece. Nessun uomo è veramente capace di pensare - persino nella sua vita privata e professionale - in termini di rispettoso e reale progresso generale: c'è sempre (e credo che sempre ci sarà) l'idea di "lascia fare a me, che tu fai solo kasino", che porta inesorabilmente alla pratica dellla gestione delle cose a favore dei partners di viaggio e del conseguente subire da parte di chi non fa parte dei partners. E' una logica antichissima, retaggio sicuro della nostra storia antica post Romana: ognuno si fa gli affari suoi alla meglio, con una bella facciata di eleganza, consuetudine, cortesia, educazione e tradizione locale, in un gioco vorticoso di alleanze dettate dalla convenienza del momento. Si tende sempre a guardare al breve periodo ed al proprio giardino privato (l'orticello!), a non impegnarsi più di tanto su faccende scabrose internazionali che non ci riguardano direttamente (e questo è sempre un grandissimo errore nella storia !), il nostro valore guida è una sorta di famiglia allargata (una specie di clan morbido all'italiana) dove l'importante è che i figli studino (poco importa se ai figli poi piaccia realmente studiare quello che gli vien proposto), che si prendano una 'Laura' (ah, il grande Totò..!), che quindi trovino moglie, che poscia facciano figli, che ancora si indebitino ben bene per comprar casa con l'aiuto se possibile del clan, e che finalmente compiano la necessaria scalata del social-system al grido di 'consumiam, orsù....siam ben vestiti, ben pasciuti, sempre allegri, sempre furbi,...siam italiani'.....tutto sembra giusto, tutto sembra corretto, tutto sembra secondo le migliori regole non scritte della nostra società. Bene, Beppe, io credo che questo sia lo specchio, o per meglio dire, il crogiuolo da cui prende le forme l'idea nostra della politica (destra o manca, poco importa): se l'amico dello zio può dare una mano a trovare un posticino in banca, se la sorella di monsignore può aiutarci per saltare la lunga lista d'attesa nell'ospedale, se posso comprare meglio un tappeto grazie al fatto che non mi fanno pagare l'Iva, se posso telefono ad un mio amico, se conosco il Professor  De Sanctis, se .....questo crea legame, e questa abitudine al legame di protezione (retaggio molto feudale, Beppe) ed alla vita di legame, porta all'idea politica del Signor Rossi che legge il giornale (se lo legge), che si fa delle idee sul candidato politico in temini dell'utile diretto che la sua vita locale e di clan ne potrà trarre. In provincia non si pensa ad una statura nazionale quando si deve votare, ma al premiare l'eventuale tornaconto locale e personale. Questa politica è trita, vecchia ed anacronistica....ed è ancora la nostra, nell'epoca di internet. La prova?....guardate negli occhi i politici: costoro sono gli eletti del e dal nostro popolo. Per favore, date un'occhiata 'dritta e calma negli occhi' a Berlusconi, a Rutelli, a Bossi, a D'alema, a Castagnetti, a Follini, a Bertinotti, a Fini, a Schifani, a Angius, a Giovanardi, a Mastella, a Fassino, a quella panoplia immarcescibile di rappresentanti del popolo italiano.

Loro - e lo sanno bene in cuor loro - debbon giocare il gioco delle parti in pubblico: di fronte alle luci delle telecamere debbon cantare le odi delle sfide, dei tormenti e delle lotte contrapposte, per poi correre a fare i conti con la gestione del potere proprio e dei propri 'colonnelli', presenziare a convegni, feste e manifestazioni, stringer mani e far sfoggio di sorrisi....ma hanno perso la passione, fors'anche perchè mai la hanno veramente avuta. E non è colpa loro, badate bene: tutti costoro sono solo i figli ('furbi', dice ben Beppe!) dell'uomo medio italiano, che vive di espedienti più o meno nobili e che è il più autorevole esponente della sublime arte dell'arrangiarsi!

La nostra cultura è povera e figlia del "..Peppì,....accatate 'sta caciotta!", del ben sopravvivere e di non rischiare mai il troppo. E la nostra cultura genera naturalmente il nostro politico medio che prende la politica, non come un lavoro per servire il popolo, ma come il suo personale lavoro (quindi con i suoi privilegi, interessi, prebende e quant'altro) la cui funzione principale è sempre quella di 'recitare' il servizio al popolo, per godere del potere di ritorno su chi lo ha eletto. ("Auguri, Onorevole, ho pensato di inviarle due prosciutti, uno per lei ed uno per la Sua Signora Artemisia........ma no, non doveva disturbarsi......ma per carità, lei è il nostro faro a Roma, la vediamo sempre da Vespa.....grazie, mi saluti la sua famiglia......presenterò, Onorevole, grazie a Lei! Ma lo sa, ho appena comprato100 ettari di terra sotto il monte, lì dove c'era l'impianto di depurazione,....ah, lo ha comprato lei?....sì, ma l'Avvocato mi ha detto che ci sono dei contributi della Regione, non so, Lei forse può darmi una mano a capire come fare?.....ma non so, forse, perchè non mi chiama tra una paio di giorni?...ecco sì, perfetto, benissimo, tanti auguri di buon anno Onorevole, e venga a trovarci, che la Sora Pina le prepara gli Spatafloni alla Borbonica,...certo, certo, auguri alla Borbonica, a presto....la chiamo io, allora??????").

Dunque, non ho affatto fiducia nel nostro cosiddetto 'colpo di reni': infatti, oltre al nostro innato e beneamatissimo 'provincialismo', mancano anche (e soprattutto) gli uomini nuovi, più illuminati, più ricchi culturalmente, più ricchi di coscienza, più ricchi di altruismo, più ricchi di non-appartenenza allo schieramento politicante. Di fatto il nostro sistema social-universitario non ne produce affatto, ma propaga, come con lo stampino, l'idea del politico-politicante che parte ancora dal paesotto con l'idea di andare a Roma, per mostrare al suo paesotto l'appartenenza al potentato scelto.....una volta ci andava in treno, oggi ci va in Mercedes!...Stiamo meglio dunque?..o stiamo peggio? Credo che abbiamo solo ben sopravvissuto, senza crescere  con  coscienza. E' il solito vecchio gioco italico, del meno peggio e mai del meglio. Da sempre il cittadino ha le solite brutte parole per chiunque stia a Palazzo, in un rito di antico vassallagio pseudo-feudale. Bistrattato e poco moderno, ma comodo per il nostro amatissimo orticello......


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