Disagio pacifista. Devo dire che comincio a sentirmi a disagio in mezzo a un pacifismo esasperatamente filo arabo e carico di certi simboli di una sinistra vecchia e forcaiola. Sabato sono andato all'ennesima manifestazione per la pace, ci sono andato con i bambini, con Grazia, con alcuni carissimi amici. C'era meno gente di quando è scoppiata la guerra, l'impressione che ho è che ormai il conflitto cominci a venire a noia e la pace pure. C'era nel corteo anche una nutrita rappresentanza della comunità araba riminese.
Devo dire con molta franchezza che gli slogan "Bush, Blair assassini", non mi piacciono, rischiano di far supporre che Saddam Hussein a confronto sia una brava persona. Mi mettono a disagio i megafoni gracchianti che suonano canzoni della sinistra comunista e rivoluzionaria, assai poco pacifiste. Avete presente Contessa con quel "ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra, vogliamo vedervi finir sottoterra..." Chi ha un po' di sinistra nel suo Dna non può non emozionarsi ad ascoltarla. Però il senso stride un po' con una manifestazione per la pace. Certo, è retorica, ma è una retorica rivoluzionaria della quale una sinistra schierata per la pace non farebbe male a disfarsi. Certe canzoni è bene che abbiamo il ruolo di testimoni della storia.
Non mi piacciono neppure le posizioni filopalestinesi ad ogni costo, anch'io sono filopalestinese, da sempre, ma sono, da sempre, anche solidale con gli ebrei e convinto che debbano coesistere due stati e due popoli. Da qui passa la pace, se pace si cerca. Non dalla kefia contrapposta alla stella di David.
Per certi versi non amo neanche le bandiere dei sindacati, dei partiti, degli sbamdieratori... Però è vero che se uno deve far sapere chi è, ci tiene tanto, che se la porti pure. Anche a me piacerebbe farmi una bandiera, personale, rossa e nera, con i colori degli anarchici e in mezzo una bottiglia di barbera e una trota marmorata, un vessillo tutto mio personale. Eccheccavolo che quando si manifesta non si sa mia dove stare, sotto quale stendardo, dietro a quale sigla, con quale striscione. Però intanto a me piace - e piace davvero - la bandiera della Pace. E mi piace anche sapere che assomiglia a quella del Gay pride. E mi piace ancor di più sapere che un parroco di Rimini non la espone proprio perché ha paura di passare per gay. Più che gli appelli del Papa può l'omofobia. Aveva proprio ragione De André, quando parlava di Rimini tra i gelati e le bandiere...
Con Stefano, il mio amico avvocato, camminando nel corteo, abbiamo parlato di questi simboli e di questo disagio ad essere contro la guerra in Iraq in questo calderone di rivoluzione, terzomondismo, comunismo, simbolismo da bottega e, lasciatemelo dire, scarso senso dell'ironia. Non c'è uno slogan che faccia sorridere, non c'è un barlume di speranza nell'esercito dei pacifisti incazzati. Anch'io sono molto incazzato, ma credo ancora che sarà un risata - e non altro - a seppellire il potere, a seppellirne almeno un po'. Beh, con Stefano abbiamo concluso che se anche abbiamo dei compagni di strada non sempre simpatici, il fine è quello in cui crediamo. Piuttosto che niente, va bene così. E' importante esserci, ne siamo convinti, e noi ci siamo. Non senza disagio, non senza distinguo.
Quello nella foto che guarda passare perplesso il corteo è mio figlio Ludovico. Lui prima di andare alla manifestazione si è tolto il mantello da Zorro, ha deposto la spada, ha indossato la bandiera della Pace e ha impugnato un cagnolino di peluche definito per l'occasione un "cane pacifista".
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