Blogger di guerra. E' bello avere un di qua, una sorta di retrobottega, di sgabuzzino dove parlare tra amici. Devo dire che quando ho dato vita a Blogger di Guerra, lì mi sono sentito spesso un po' in trincea e qui, su Appunti di Viaggo, a casa, tra amici che conosco. Sarà l'enorme differenza di accessi quotidiani - molti più di 1000 là, a volte 2000 - sarà il fatto che qui non si combatte, si chiacchiera, ma qui sono a casa mia. E ho voglia di parlare, sottovoce, proprio dell'esperienza di Blogger di Guerra. L'ho aperto per caso, perché mi sembrava il luogo adatto per raccogliere le voci dei blogger sulla guerra. Pensavo fosse destinato a diventare un vivace salotto per pochi amici. Invece è cresciuto, è diventato qualcosa di non semplice da comprendere neppure per me. Ci sono passate, ci passano, notizie, idee, rimbalzi, anche insulti e incompresioni di tanto in tanto. A volte ho pensato che fosse il caso di dare una linea, poi ho deciso che la linea era ed è l'assenza di regole. Un microscopico tentativo di autogestione comune. Centonove blogger (tanti siamo ora), quindi primedonne per definizione (io per primo), alle prese con un luogo da gestire in comune. Il risultato? Ditemelo voi, io sono di parte, gli voglio bene, gli ho dedicato parecchio del mio tempo (tra problemi tecnici, supporto di varia natura e corrispondenza con i vari blogger) e sono soddisfatto di quello che è uscito da questo gorgogliare di parole, immagini e pensieri. Oggi credo che Blogger di Guerra, con l'affievolirsi dei riflettori sul conflitto iracheno, abbia esaurito il suo ruolo, ma di questo ne parlo di là.
5:56:13 PM
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