Scabrosa questione. Mi contatta un editore con cui ho lavorato a lungo, mi lusinga con complimenti pronunciati in punta di violino, mi propone di prendere il posto di un amico che fa il direttore di una rivista e probabilmente dorme sogni tranquilli ignaro di cosa accade alle sue spalle.
Poi, in nome di una mia presunta capacità manageriale (manageriale io? Forse mi confonde con altri...), mi propone pure di prendere in gestione l'intera rivista ("Ma non avevi un service editoriale?", sì, l'avevo, si chiama Anteprima Comunicazione, per fortuna non ce l'ho più) facendo le scarpe a un paio di colleghi assunti presso la casa editrice.
Io ovviamente mi rifiuto e, altrettanto ovviamente, mi sento una specie di eroe del mondo del lavoro, uno che si sacrifica per gli amici, che non farebbe mai le scarpe (e nemmeno le calze...) a qualcuno.
"Coglione, sei un vero coglione...", mi spiega un amico/collega di Milano (e a Milano, ragazzi, sanno sempre come va il mondo...). "Dovevi accettare - incalza - soprattutto se hai a cuore chi lavora lì. Se prendo tu in mano la rivista puoi comunque coivolgerli e farli lavorare con te. Altrimenti, se hanno deciso di farli fuori, li fanno fuori comunque..."
Comunque, ma non col mio nome, non con la mia firma. Sono un coglione, forse è vero, ma, spero, un coglione perbene.
10:37:18 PM
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