Updated: 09-06-2003; 13:41:11.
[Macro error: The file "Macintosh HD:Radio UserLand:www:http:::www.michelemarziani.org:immagini:Mikbotti.jpg" wasn't found.] Appunti di viaggio
Il taccuino di Michele Marziani, giornalista folgorato da Internet, appassionato di cibo e di vino, pescatore impenitente, innamorato della complessità e incuriosito dalla vita.
        

Sabato, 1 giugno 2002

Sono stato risolto. Mi ha mandato una raccomandata tal Ivano Boiocchi, nuovo amministratore delegato di Esperya, il sito per cui lavoro e per il quale mi occupo di contenuti editoriali. Nella lettera il signor Boiocchi mi dice che "recede dal contratto" (anticipandone di ben 35 giorni la naturale scadenza...) e "risolve anticipatamente" la mia collaborazione con Esperya. Chissà, penseranno i dietrologi, quali incomprensioni, quali dibattiti sui contenuti del sito, quali divergenze di opinione alla base di questa soluzione così radicale, di un recesso anticipato di ben quattro settimane e mezzo... Già, chissà?, penso anch'io, che questo Ivano Boiocchi non l'ho mai incontrato, con lui non ho mai parlato, non ci siamo scambiati neppure una mail... Per quel che ne so potrebbe essere anche un'entità astratta, una sorta di Grande Fratello (quello di 1984 di George Orwell, non quello di Canale 5), un generatore automatico di lettere...
Avevo dei dubbi? Risolti!
3:15:37 PM    comment []

La notte del diavolo monco. Primo Pellegrini, Pelle per gli amici, è un anarchico di razza, di quelli in via di estinzione. Irreprensibile e tollerante. Schierato ed umano. Ha più o meno la mia età, ma sembra un uomo di altri tempi. Nella vita si occupa di tossicodipendenti nel servizio pubblico (le brave persone devono stare tutte nel volontariato?) ed è, per me, una persona dalla sensibilità speciale. Pubblico volentieri - e sottoscrivo - la lettera che ha inviato ad alcuni amici.

Cari amici ed amiche,
come sapete ho l'abitudine delle cause perse. Un'altra abitudine che ho è quella di stare con gli sfigati e dalla loro parte (esclusi i destinatari della presente, ovviamente). Tempo fa ho letto un fumetto, uno speciale "Mister No". Il racconto, "C'era una volta a New York" parlava, fra le altre cose, di una gara singolare per musicisti jazz. Per una sera all'anno un famoso pianista jazz tornava in un fumoso locale di periferia dove aveva trascorso i primi anni della sua carriera. Era monco, aveva una sola mano, perchè per una storia di sgarro alla mafia l'altra gli era stata tagliata. Tutti i giovani pianisti jazz di New York potevano suonare in quella sera davanti a lui, con l'accompagnamento di una band. E quando uno di loro gli piaceva, gli chiedeva di "prestargli una mano" per suonare il piano insieme a lui. Per il fortunato significava trovare ingaggi per suonare e forse, chissà, iniziare una carriera. La serata si chiamava "La notte del diavolo monco". Questa è una storia molto americana. Ma mi ha ricordato una storia molto italiana, anzi molto riminese. A poco più di 30 anni è morto, in un centro per malati terminali di Hiv, Giuseppe. L'ho scoperto pochi anni fa. Giuseppe era un clarinettista, diplomato al Conservatorio di Pesaro; un clarinettista che amava il jazz. Giuseppe era lo sfigato della mia classe, alle medie. Il più sfigato di tutti. Quello che tutti prendevano per il culo: perché era povero, perché era timido, perchè era vestito di stracci. Perchè stava sempre all'ultimo banco, e quando era interrogato faceva scena muta. Perché era stato bocciato alle medie per 3 anni. Perché c'era stata anche una petizione di tanti genitori per bene che non lo volevano vicino ai loro bravi ragazzi. Ma Giuseppe, malgrado tutto questo, suonava il clarinetto come un dio. Io l'ho sentito tante volte. Giuseppe amava il jazz, e quando poteva lo suonava, ovunque. Nella bottega di calzolaio del nonno, in treno mentre andavamo a Pesaro, al Conservatorio. Io ricordo i suoi occhi, ricordo cosa diventavano. Non era più uno straccione nè uno sfigato: suonava, semplicemente suonava, e si trasformava, diventava una specie di dio del jazz. O almeno così mi sembrava, a me e a tanti altri. Poi Giuseppe ha conosciuto l'eroina, e gli è piaciuta. Come a tanti altri. Poi l'Hiv, e ne è morto, come tanti altri. Il mio personale dio del jazz è morto, senza tanto clamore e senza far notizia. Uno dei tanti morti di eroina della "Castlaza", della Castellaccia, un quartiere di Rimini, per chi non lo sapesse. Il quartiere che ho abitato anch'io. Di tutta questa "triste storia" non resta niente, e io non vorrei che fosse così. Per questo vorrei organizzare una "Notte del diavolo monco" in sua memoria, in memoria di Giuseppe, che ha sempre suonato con un clarinetto in prestito dal Conservatorio perchè non poteva comprarsene uno. Una borsa di studio, un concorso per giovani musicisti jazz. Ho trovato una jazz band di Rimini disponibile, quella di Federico Tassani. Ho trovato un patrocinio, quello del Sert di Rimini. Vi chiedo ora la vostra partecipazione, in qualunque modo ed a qualunque titolo vi sia possibile.

Per contattare Primo Pellegrini: primope@tin.it


11:44:20 AM    comment []

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