Un'informazione, per carità. Valentina Calvelli, lavora come collaboratrice coordinata continuativa, le famigerate co.co.co. che spesso mascherano indecentemente rapporti di lavoro dipendente. Bene, Valentina aspetta un figlio, ormai è al settimo mese. E dopo aver scoperto di aver diritto ad un'indennità per la maternità fa la cosa più ovvia: va all'Inps della sua città, Firenze, a chiedere informazioni. Sentiamo come è andata: "Prendo il numerino per lo sportello Malattia e maternità (...bella accoppiata, indicativa...) e mi trovo a rimbalzare contro il classico muro di gomma: l'impiegato ovviamente non ne sapeva nulla, né voleva saperne nulla dell'approvazione del decreto (art. 80, comma 12, della legge 23 dicembre 2000, n. 388), né tantomeno di quanto mi sarebbe spettato con 6 anni di contributi. Si è rifiutato anche di 'guardare' il testo del decreto che avevo stampato ("...fino a che non ci avvertono da Roma, noi non ne sappiamo niente...", parole testuali!) e come sola informazione mi ha dato un modulo da compilare per ottenere l'assegno di maternità, informandomi inoltre con aria di degnazione che non avevo nessun diritto - in quanto Collaboratrice - ad avere il congedo di maternità perché "Lo sa, signorina, che bisogna pagare i contributi per la maternità e la malattia, eh?!" Sembrava quasi che invece di chiedergli un'informazione, gli avessi chiesto l'elemosina".
12:29:03 PM
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