.....il Senatore Giulio Andreotti è rimasto 'sgomento', certo, di fronte alla richiesta di condanna a 24 anni per l'omicidio Pecorelli. Ed è grazie a questa notizia - il cui 'clamor' si giustifica con la stazza del personaggio pubblico coinvolto - che vorrei riflettere sul concetto di giustizia: non certo come ne parla il nostro Presidente del Consiglio, che la giudica 'impazzita'; ma ricordando che la giustizia umana esiste perchè la giustizia divina sembra - dico sembra - non colpire come ci si aspetta coloro i cui comportamenti vengono indicati come 'non corretti', 'sbagliati', 'delittuosi'.......se ne fa un gran parlare, i politici di destra gridano allo scandalo, quelli di sinistra idem, seppur per mutati versi, e i giudici si rinchiuduno nelle loro eburnee torri,............eppure, c'è qualcosa che non va, la sensazione dell'uomo della strada è molto più che 'sgomento', ma avverte in alcune sentenze l'atto chiaro e volitivo di consumare quasi una vendetta, e non di mostrare una retta via, giusta.....oggi, ascolto un commento all'edicola: "...ahò,....se stanno a trombà er Gobbo !".......al di là della battuta, colgo nella frase l'immagine di un giudice ormai calato tra le file del supermercato, un signore che non risponde più solo alla sua coscienza, ma anche - ed a mio avviso ormai troppo spesso - alle sollecitazioni dei fatti della cronaca e della chiacchera di corridoio ( per fortuna, spero, ci sono e saranno le debite eccezioni)..............i giudici di Palermo ritennero di dover assolvere Andreotti (e tutta la illustre e meno illustre compagnia), alcuni anni fa; ed oggi - senza nessuna nuova 'prova', ma solo sulla base di una diversa rilettura delle 'carte' - altri giudici condannano Andreotti e Badalamenti (un politico ed un capo mafia) come mandanti di un assassinio, ed assolvono coloro i quali erano stati indicati dalla stessa accusa come gli esecutori materiali del delitto. Dunque può accadere - in giustizia - che un consesso di signori giudicanti ti possa ritenere innocente, e che poi un altro consesso di signori giudicanti ti possa ritenere colpevole (sulla base delle stesse, identiche 'carte). Dunque cosa è questa giustizia?....è - di fatto - il 'convincimento' che un essere umano si fa leggendo i 'fatti' (quando ce ne sono) e gli indizi (tra cui - in questo caso - le dichiarazioni di Badalamenti a Buscetta). Un semplice convincimento di un uomo di Palermo, un diverso convincimento di un uomo di Perugia: in mezzo l'imputato (lui solo e la sua coscienza sanno se è veramente colpevole). Dunque il Gran Gioco della umana giustizia è quello di dipendere dal convincimento di un uomo, uomo semplice, fallibile e mortale...come l'imputato. Certo è nobile, affidarsi alla giustizia (Andreotti : "...ho fede nella giustizia"), ma quanto pericoloso......quanto poco reale ed obbiettivo è questo affidamento, talvolta, non vi pare?
E' una sorta di terno al lotto (e guarda caso nel nostro ordinamento esistono i tre gradi di giudizio!), in cui giochi la tua partita, consapevole non di ottenere Pura Giustizia, bensì di tentare di convincere un altro uomo della tua giustizia......di fronte a questi fatti, la mia visione dei signori giudici è alquanto appannata: ci si è ridotti a credere o non credere alle dichiarazioni di un signore rinchiuso nelle carceri del New Jersey per condannare a 24 anni un uomo (discutibile e potentissimo, quanto si vuole).....Signor Giudice, questa è giustizia?....so bene che l'umana giustizia è terrena, ma mi chiedo: con che animo (o talvolta civile arroganza) un uomo può ergersi a giudice di un altro, quando il perno del 'convincimento' è dato dall'interpretare il senso ed il senno di una dichiarazione riportata da un uomo che dice di averla ricevuta da un altro uomo alcuni anni fa?.....può questo essere un giudice, sol perchè ha studiato legge?....non manca qualcosa?....non posso certo difendere Andreotti - uomo che ammiro e stimo per le indubbie doti di statista e di carisma che i politici odierni ancor si sognano, uomo che tuttavia, per il solo fatto di aver usato indiscriminatamente il potere italico, è forse rimasto spesso impigliato nelle sporchissime reti del compromesso e del controllo - non tocca a me, ma è toccato a degli altri uomini, che dovrebbero saperne ben più di me sul modo di sentenziare 'giuste' sentenze.....ecco, se Andreotti è 'sgomento', io sono rattristato: non mi so riconoscere in una giustizia che per condannare o assolvere 'interpreta' delle carte......vorrei dei 'fatti' e non 'parole'.......l'assenza dei 'fatti' avrebbe forse mandato assolta la 'terribile mente' del mandante Andreotti?.....meglio sarebbe stato per la giustizia, per il buon nome della giustizia !......sono il solito romantico, lo so: ma dato che la giustizia deve essere il baluardo degli ideali, pretenderei che chi viene chiamato ad amministrarla fosse prima 'scelto' per la sua saggezza e per le doti di 'homo illuminatus', e non per carriera od altro....il giudice dovrebbe essere 'super partes' non soltanto nel dibattimento, ma soprattutto nella sua vita quotidiana: non dovrebbe schierarsi mai con i colori di qualcuno, ma dovrebbe esclusivamente coltivare i massimi sistemi dell'uomo e della coscienza: quasi un monaco ?....quasi un monaco!.....e invece, la democrazia di oggi spinge il giudice a divenire parte del meccanismo umano di ogni giorno, fatto di sollecitazioni, giochi di potere, concorrenza, materialità, lacci, legami e legacciuoli, materiali e spirituali........in tutto questo il comune mortale guarda al Palazzo di Giustizia, con un timore non più soltanto reverenziale, ma anche frutto della profonda sfiducia in un sistema lungo, farragginoso, e molto spesso lontanissimo dalla 'saggezza' dei padri................si chiamavano - mi pare - i Giusti !
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