Di nuovo su Chiamami Città. Chiamami Città è un giornale riminese con quattordici anni sulle spalle. Da sempre distribuito gratuitamente - un esempio di free press ante litteram (giusto per far bisticciare inglese e latino) - ha avuto cadenze diverse: a volte settimanale, più spesso quindicinale. Giornale piacevolmente incoerente, contradditorio, di dibattito e cazzeggio, di opposizione ed ironia, di storia e malinconia, è stato per anni lo specchio di Giuliano Ghirardelli, il suo fondatore. Giuliano Ghirardelli, penna acuta e nostalgica, perennemente impegnato a scommettere sulla quadratura del cerchio di un giornale senza padroni, sostenuto dalla pubblicità.
Ghirardelli non dirige più Chiamami Città da anni, ma il giornale ne porta ancora l'impronta, anche se ha preso altre strade. L'ultima tappa, strutturalmente importante, è stato l'acquisto da parte della CNA di Rimini a cui passa il testimone di un'altra impresa impossibile: fare da editore "istituzionale" ad un giornale dal DNA graffiante. Una scommessa non da poco, coordinata da un amico di vecchia data: Stefano Cicchetti.
Io di questa storia faccio parte in vari modi. Su Chiamami Città ho scritto di tante cose (sono anche riuscito a far dimettere un primario ospedaliero...), ho "rischiato" di diventarne il direttore all'abbandono di Ghirardelli e sono approdato ad una rubrica di enogastronomia che ho tenuto per diversi anni. Poi - io e il giornale - ci siamo persi di vista. Adesso ritorno, sempre con una rubrica di cibo, di vino e territorio. L'articolo di esordio parla di questa grandissima annata da funghi.
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