Colleghi. I giornalisti - ti insegnano sin da piccolo senza dirtelo mai esplicitamente - sono tutti colleghi, un po' come i medici, gli avvocati e altre divertenti consorterie. Nella parola collega c'è complicità, senso di appartenenza, regole non scritte per le quali si parla male di tutti, ma solo dietro alla quinte. Davanti tutti compatti contro un grande nemico, quale non si è mai capito. Così la "collega" Francesca Reboli dovendo riempire una pagina sull'Espresso on line scrive - che idea originale! - del fenomeno blog. Di me leggo, affranto: "C'è il fanatico di pesca con esche artificiali Michele Marziani che rivela quali sono i suoi torrenti preferiti per portare a casa tante grasse trote". No, cara collega, sarò anche un fanatico, ma i miei torrenti preferiti sul blog non li troverai mai.
P.s. A proposito di "colleghi" ieri all'asilo di mio figlio c'era lo zio di un suo compagno di classe. Un uomo appartato, dai modi gentili e dagli occhi chiari. Mi sembra di averlo già visto. Ci salutiamo. Vado via col dubbio: dove l'ho visto? Scioglie il dubbio il cicaleccio delle mamme, era Michele Santoro. Cappero, sono proprio distratto...
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