A Chiogga le moleche, a Goro le vongole. Sabato sera sono passato da Chioggia pennellata del rosso di un tramonto ventoso. La vocazione da piccola città di mare, si sente nell'aria, nell'odore di salsedine che culla il viaggiatore. La si respira in ogni angolo, lo si avverte lungo i canali che dividono la miriade di isolotti sui quali sorge la cittadina veneta. lo si comprende dall'economia, basata sulla pesca con una delle più grandi flotte di pescherecci d'Italia, lo si intuisce passeggiando per le calli simili a quelle veneziane, ma ancora abitate dai pescatori professionisti, attraversate dai panni stesi e dalle reti da riparare. Ovunque ci si giri c'è l'acqua e assieme all'acqua gli strumenti per trarne sostentamento: barche, reti, stivali, gabbie per l'allevamento dei granchi. Quei carcinus mediterraneus dei quali è ricca la gastronomia locale e che a Chioggia vengono chiamati moleche, o moeche in dialetto ancora più stretto. Granchi che vengono catturati e poi immessi nei vivai in primavera e in autunno per essere consumati morbidi dopo la muta.
Chioggia è anche città marinara dove la vita e dura, dove ancora oggi si comincia a uscire in mare col padre quando si è poco più che bambini, dove si litiga con i pescatori dei porti vicini per lo sfruttamento delle vongole filippine, le veraci, dove di pesca e di mare si può ancora morire. Capita ogni tanto. Come capitano le liti con gli eterni "nemici", i pescatori di Goro, nel Ferrarese, a due passi dal Delta del Po.
A Chioggia, dal 13 al 21 luglio c'è la tradizionale Sagra del pesce mentre a casa degli "avversari", a Goro, dal 26 e 28 luglio si svolge la sagra della vongola. Un'occasione per conoscere questo "mare di terra" che sono le lagune, le sacche e le valli adriatiche. Un modo per gustare le vongole, magari sono nello splendido sugo per gli spaghetti, che si possono assaggiare presso il Mercato Ittico di Goro.
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